sabato 25 aprile 2015

26 aprile 2015

In occasione della Domenica di preghiera per le Vocazioni Cristiane è bello ripercorrere il brano di Giovanni unendo la nostra preghiera per quella che è la nostra vocazione sponsale e soffermarci durante la settimana con una breve riflessione.

 
Lettura del Vangelo secondo Giovanni (Gv. 10,27-30)

In quel tempo in Signore Gesù disse ai Giudei: Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola».

Gesù, lo sposo, ci ha chiamati a vivere la sua dimensione sponsale con la chiesa e noi abbiamo ascoltato la sua voce che ci chiamava all’amore e abbiamo risposto: ecco la nostra vocazione sponsale.

Preghiamo per essere sempre fedeli alla nostra vocazione e per questo desideriamo conoscere Gesù nell’ascolto assiduo della sua parola, nella partecipazione al banchetto eucaristico domenicale (banchetto sponsale), nella preghiera e nell’incarnare il suo amore nella nostra conoscenza reciproca di sposi: è la nostra vocazione a “fare l’amore” (Adamo conobbe Eva). Per noi vivere la vocazione sponsale è dare il primato alla Parola che dà senso ai gesti, li umanizza, liberandoci dal “fare sesso” dimensione animalesca del piacere. La Parola abita e ospita la conoscenza, il rispetto, la tenerezza, l’affetto, le risorse, i limiti, i tempi...

La nostra vocazione sponsale è vocazione alla sequela di Gesù. Impariamo da Lui, lo Sposo, a imitarne l’amore come dono della vita.

“Il mondo” anch’esso ci chiama, ci se-duce, per strapparci alla sequela di Gesù e farci vivere la sua vocazione mondana che ci propone di essere oggetti di piacere, di essere partner consumatori: l’usa e getta.

Gesù dà la vita per noi per non farci soccombere “al mondo” e per realizzare in noi il suo amore unitivo che genera comunione: essere  un cuor solo, un’anima sola, una  sola carne a immagine per la somiglianza dell’amore di Gesù, “Io e il Padre siamo una cosa sola”. Siamo fragili nel realizzare la nostra vocazione sponsale, la preghiera la fortifichi per la nostra felicità e per poterla testimoniare.